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Il cluster marittimo italiano è senza futuro se armatori, equipaggi e istituzioni non fanno squadra.

Iniziamo con l’affermare che il cluster marittimo italiano occupa direttamente 213.000 persone con un indotto che ne occupa altre 265.000. Il giro di affari è di 39,5 miliardi di euro pari al 2,6% del prodotto interno lordo (PIL). Solamente nello shipping girano la bellezza di 10,3 miliardi di euro.

Nel corso del XXI secolo, lo sviluppo delle attività legate al mare ha conosciuto alcune difficoltà che hanno causato un rallentamento dell’evoluzione del sistema marittimo italiano. Una di queste è la peculiarità del tessuto culturale e sociale nazionale; noi italianai sembriamo avere un atteggiamento di ostilità e di timore nei confronti del mare. Le torri di segnalamento presenti nelle nostre coste sembrano avere un atteggiamento di ostilità e di timore nei confronti del mare. Le torri di segnalamento presenti nelle nostre coste sembrano vere roccaforti di difesa con lo scopo di avvisare dell’arrivo di stranieri ostili; mentre esse dovrebbero generare nel navigante una sensazione di accoglienza ed essere un punto di riferimento.

Per molti italiani il mare è ed è stato sinonimo di paura ed avversione piuttosto che di sfida e avventura.

Per quanto esista grande diffidenza nel rapporto tra gli italiani e il mare, quest’ultimo è stato importante nella nostra storia, basti pensare ai Romani che riuscirono a costruire il loro Impero quando scoprirono il valore del mare e iniziarono a sfruttarlo.

Durante il periodo della Repubbliche marinare il mare ha conosciuto la sua massima affermazione in quanto intere civiltà investivano tutto nel settore dei trasporti marittimi  attraverso la navigazione. Se ciò rappresentava per la tradizione marinara motivo di grande splendore, d’altra parte esprimenva anche l’inizio del suo declino. Questo a causa di tre ragioni che tutt’oggi sono ancora di attualità: il ritardo delle innovazioni tecnologiche, l’incapacità da parte degli imprenditori marittimi di seguire l’evoluzione del mercato, la dinamicità dei traffici marittimi e l’inadeguatezza da parte di istituzioni rispetto ai cambiamenti sociali, culturali e politici.

Per favorire e coordinare il processo di ripresa del settore marittimo  sono necessarie alcune linee strategiche. Una di queste è la necessità di una politica di alleanze, in primo luogo tra i soggetti interni al settore, in secondo luogo tra questi ultimi e soggetti esterni interessati in egual modo allo sviluppo del trasporto delle merci e delle persone.

Lo sviluppo del settore marittimo sarebbe di certo facilitato da una semplificazione burocratica e fiscale che ostacola troppo spesso le dinamiche settoriali. E’ necessario far ripartire la tradizione marinara attraverso il sociale e gli istituti scolastici. Meritevole l’operato della Fondazione Accademia Nazionale della Marina Mercantile Italiana e degli ITS che indirizzano verso la giusta rotta i futuri marittimi naviganti, però questa azione dovrebbe essere concomitante con la rottamazione delle vecchie credenze. Non ci sarà futuro senza un comune obiettivo che coinvolga istituzioni, compagnie di navigazione ed equipaggi. Tre soggetti uniti che condividono lo stesso scopo: fare dell’Italia una nazione a cultura marinara.

La nostra marineria non avrà un futuro finché alcuni armatori continueranno ad agire al pari di furbastri di quartiere, equipaggi che nascondono la verità per compiacere il padrone, istituzioni che fungono solo da controllore e molto poco da collaboratore.

Per raggiungere il comune obiettivo gli armatori devono imparare che l’istruzione, la formazione e la sicurezza individuale del lavoratore marittimo è un valore aggiunto in termini economici per cui se ne devono fare carico. Da parte loro i lavoratori marittimi devono imparare a convivere in maniera collabortiva con gli armatori.

Compagnie di navigazione, equipaggi e istituzioni devono fare squadra giocando tutti dallo stesso lato del campo. Basta nascondere infortuni, incidenti e mancati incidenti; che gli stessi vengano posti in campo e dove vi è un problema si trovi la soluzione.

La buona e migliorata formazione scolastica dei nostri giovani che volgono il loro sguardo verso il mare sarà totalmente inutile se si scontrerà con l’ottusità imperante nel nostro cluster marittimo.

Randagio Blogini

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