NEWS DEL GIORNO

Incentivi ai trasporti: il caos di Marebonus e Ferrobonus Nati per rilanciare e sostenere la ripresa del settore, i fondi sono bloccati perch� mancano i regolamenti attuativi. Grimaldi (Alis): "Danni incalcolabili

 ESCAPE='HTML'

Un corto circuito burocratico-normativo tra Bruxelles e Roma blocca come un'ancora l'avvio concreto di una norma di incentivi all'innovazione nei trasporti potenzialmente preziosa. Si tratta degli incentivi Marebonus e Ferrobonus, teoricamente in vigore da gennaio, in concreto mai nati, previsti dal governo Gentiloni nella Legge di Stabilità 2017, con portata triennale e uno stanziamento da 180 milioni già su quest'anno, che avrebbero tutte le potenzialità di rilanciare il trasporto merci e sostenere la ripresa restituendo competitività (cioè: migliore efficienza a prezzi inferiori) alla nostra logistica.

Ma i regolamenti attuativi non sono ancora disponibili.

Contro questa impasse si sono schierati, in tandem, sia Confitarma – l'associazione degli armatori che aderisce a Confindustria e rappresenta il 95% del settore – sia soprattutto Alis, l'associazione trasversale tra tutti gli operatori della logistica (armatori ma anche autotrasportatori, spedizionieri, operatori di scalo eccetera) che in neanche un anno ha raccolto 1200 iscritti ed è presieduta da Guido Grimaldi.

Cos'è successo? In poche parole: il 19 dicembre del 2016 la Commissione europea diede il via libera agli incentivi proposti dall'Italia nella neonata legge di stabilità, condizionandoli, però, ad una condizione incomprensibile. Secondo Bruxelles, infatti gli incentivi devono essere pagati dal governo agli armatori, che poi però ne devono trasferire “almeno il 70% agli autotrasportatori”, e fin qui si capisce; poi l'Europa aggiunge che questo “aiuto” non può superare l’importo degli investimenti sostenuti dall’armatore per poter far accedere gli autotrasportatori all’incentivo. E qui non ci si capisce più niente.

Infatti, secondo le imprese italiane e gli armatori, siccome il “marebonus” è prevalentemente destinato agli autotrasportatori per incentivarli a imbarcare i loro camion sulle navi (risparmiando emissioni di Co2) e poichè gli armatori non ne devono beneficiare se non nella misura necessaria a compensare gli investimenti loro comportati dalla necessità di agevolare il maggior afflusso di camion, sarebbe logico dedurne che le compagnie di navigazione devono poter recuperare solo il costo degli investimenti effettuati per poter far accedere al Marebonus gli autotrasportatori.

Scendendo nel venale, questo ragionamento porta a numeri molto precisi: se i soldi stanziati ammontano a 100 euro, gli armatori dovrebbero investire non più di 30 per attivare l'incentivo di 70 milioni di euro a favore degli autotrasportatori, recuperando poi i 30 milioni spesi (al massimo) per gli investimenti. I rigoristi invece potrebbero dire che tutti e 100 i milioni sono un aiuto, ma che poi gli armatori recuperano solo 70 (i soldi trasferiti agli autotrasportatori) e devono autofinanziare i 30 spesi per rendere possibile ai trasportatori l'accesso all'incentivo.....clicca qui per l'articolo completo