Leone (Fast Confsal). CCNL dei lavoratori marittimi un'occasione fallita

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In un momento di crisi come quello che stiamo attraversando dovuto alla pandemia, il contratto nazionale di lavoro per il settore privato dell’industria armatoriale sarebbe stato una grande opportunità per rilanciare un settore che da anni vive nell’ombra di una economia internazionale che, per l’80% , utilizza il trasporto marittimo per lo scambio commerciale mondiale.
Nel merito del contratto rinnovato crediamo che il fattore economico sia quasi irrilevante rispetto alle prospettive che si creeranno, una volta superata la pandemia, per il cluster marittimo, vettore primario per la ripresa dello scambio commerciale mondiale.

Le risultanze del contratto sottoscritto danno l’idea purtroppo che non si vuole essere protagonisti.
Dopo un vuoto contrattuale di 3 anni, una tantum di euro 639,65 lordi e di un incremento salariare di euro 79,72 lorde a parametro 100 a regime nel 2023 sarebbe stato un buon risultato solo se l’impianto contrattuale avesse contenuto elementi progettuali innovativi, più dignitosi per le donne e gli uomini che svolgono la loro attività a bordo le navi.

«Bene la formula del contratto nazionale unico –dichiara il Segretario Nazionale FAST Mare Beniamino Leone – se strutturato con principi ed indirizzi trasversali propedeutici per un contratto di filiera della logistica, da soli non si va da nessuna parte, demandando gli incrementi salariali alla partecipazione rappresentativa nelle politiche produttive delle singole aziende modello relazioni industriali tedesche.

Così come è stato pensato è un collage delle vecchie sezioni che ha “accontentato” solo la nuova compagine datoriale di cui non si è ancora compreso il fine».
Errato non considerare adeguatamente gli allievi che rappresentano il futuro della nostra marineria, ai quali sono stati riconosciuti mediamente 600 euro mensili pari a circa 2 euro all’ora siano essi ufficiali, sottufficiali o comuni.

In questo contesto, considerando anche il fatto che è un indirizzo preciso dell’Europa in contropartita agli aiuti che lo stato italiano prevede per il settore (vedi tonnage tax), le declinazioni contrattuali evidenziano una miopia stravolgente. Significa non avere né prospettive e né futuro, significa non voler essere attori per il rilancio del paese atteso che, tutti insieme, supereremo questa tragica pandemia ma, soprattutto, significa non essere pronti ad affrontare qualsiasi altra sfida che il futuro ci riserverà dimenticandoci dei nostri figli e dei nostri nipoti.
Non è da Paese civile non riconoscere una quota parte della cosiddetta “una tantum“ ai lavoratori non garantiti con la giustificazione che è tecnicamente improponibile perché con i moderni sistemi informatici tali lavoratori sono ben codificati presso le aziende con le quali hanno prestato servizio.