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Riforma pensioni, cosa cambia a partire dal 2019

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Il 15 maggio 2018 è entrato in vigore il nuovo Decreto del Ministero del lavoro che ha avuto come effetto un’aggiornamento dei coefficienti di trasformazione per il calcolo della pensione. I coefficienti relativi all’anno 2019, 2020 e 2021 sono stati modificati aumentandoli e ciò ha determinato un calcolo della pensione meno favorevole, in termini di pensione lorda annua percepita, rispetto agli anni precedenti; anche i requisiti per l’accesso alla pensione sono stati alzati.

Sembrerebbe che i cittadini debbano quindi lavorare mesi in più ma percepiranno poi una pensione più bassa.

Cosa sono e come funzionano i coefficienti di trasformazione

Si tratta di percentuali stabilite per legge che trasformano i contributi versati dal lavoratore nell’importo pensionistico: il calcolo della pensione nel sistema contributivo si ottiene moltiplicando il montante contributivo per la percentuale del coefficiente di trasformazione.

L’effetto negativo della revisione dei coefficienti di trasformazione è partito nel 2011, quando è stata approvata la riforma Fornero; a partire da quell’anno le pensioni sono scese ogni triennio.

Quali pensioni subiranno ribassi

La revisione dei coefficienti di trasformazione del montante contributivo riguarda il calcolo della pensione di tutti coloro che faranno domanda per ottenerla negli anni 2019, 2020 e 2021.

La penalizzazione riguarda praticamente tutti i lavoratori, sia coloro che accedono alla pensione con il sistema contributivo (quando l’ammontare della pensione viene calcolato basandosi sui contributi effettivamente versati) sia coloro che vi accedono con il sistema retributivo o misto (quando l’ammontare della pensione viene calcolato sulla base dell’ammontare dei redditi degli ultimi 10 anni di lavoro per i dipendenti e degli ultimi 15 per gli autonomi). Nel 2019 e 2020 si accederà alla pensione di vecchiaia a 67 anni, mentre nel 2021 a 67 anni e 3 mesi.

Per tutti ci sarà una riduzione di importo lordo annuale spettante in base all’età in cui si raggiunge il pensionamento; ciò si verificherà anche per chi andrà in pensione anticipatamente perchè il calcolo si basa sull’età anagrafica di accesso alla pensione.

Le cifre

Prendiamo per esempio il caso della maggior parte dei lavoratori italiani che non riescono a maturare i requisiti per la pensione anticipata e che quindi potranno andare in pensione solo a 67 anni nel 2019/2020 e a 67 anni e 3 mesi nel 2021.

A parità di montante contributivo (si ottiene sommando tutti i contributi versati dal cittadino nella sua carriera lavorativa), a chi andrà in pensione nel 2019 verrà applicato un coefficiente di trasformazione di 5,604% anzichè di 5,700% che spetta a chi è andato in pensione nel 2018.

Si ottiene una riduzione della pensione dello 0,096%. Moltiplicando questa cifra per il montante contributivo si conosce la differenza in negativo che subiranno le pensioni, pari a 228 euro annui.

Ovviamente chi non vuole riduzioni pensionistiche potrà rimanere a lavoro anche se avrà già maturato i requisiti necessari al raggiungimento della pensione di vecchiaia; in questo modo riuscirà ad ottenere una cifra più alta per la propria pensione, derivante da un’età superiore ai 67 anni e 3 mesi.

Perchè i coefficienti di trasformazione aumentano?

La colpa dell’innalzarsi dei coefficienti di trasformazione è da attribuirsi all’adeguamento degli assegni pensionistici alla speranza di vita: si vive più a lungo, si pesa di più sulle casse dello Sato e dell’istituto di previdenza e di conseguenza è necessario trovare una soluzione per non far collassare tutto il sistema. Il rimedio più efficiente è sembrato proprio iniziare a dare ai neopensionati un assegno sempre più basso.

Andando in pensione nel triennio 2019-2021, man mano che l’età di pensionamento avanza aumenta anche la percentuale dei coefficienti di trasformazione: a 57 anni essa sarà pari al 4,2% mentre a 67 sarà di 5, 604%. Aumentando la percentuale diminuisce la quantità di soldi che i lavoratori si ritroveranno nel loro assegno pensionistico; rispetto al triennio passato (2016-2018) i coefficienti di trasformazione sono diminuiti e ciò ha reso le nostre pensioni sempre più leggere.

https://www.notizie.it/pensioni-cosa-cambia/

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